giovedì 30 maggio 2013
NIETZSCHE
Quando parliamo dell' "ateismo" di Nietzche parlando della cosidetta
morte di Dio, parte fondamentale del suo concetto di nichilismo, con il
nome di Dio (anche con la maiuscola) il filosofo non intende il Dio
cristiano e nemmeno vuole riferirsi ad uno dei 72 nomi diversi che fanno
riferimento ad un'essenza o essere o quel che si voglia superiore alla
natura umana ed appartenente a quella divina. Con Dio in Nietzche ci si riferisce a quell'insieme di miti che hanno
tenuto in piedi la società umana nel corso dei secoli e dei millenni.
Con miti si intende a sua volta l'insieme di false credenze, favolette e
così via che hanno tentato di creare gli uomini per sfuggire dalla loro
condizione di ignoranza. Questa decadenza generale (rimarcata anche dalla presenza di una morale
nella società umana, quindi una serie di comportamenti ritenuti
tollerabili e che vanno a mascherare l'essenza stessa dell'uomo, quasi
ce ne vergognassimo) che porterà alla dissoluzione dell'umanità è però
segnata da un percorso di chiarificazione: grazie al progresso tecnico
scientifico l'uomo si libera di tutte le menzogne che sono state lui
propinate per lunghissimo tempo. Tuttavia l'idea di Dio (inteso secondo qualisasi accezione, da insieme
di favole a entità superiore) non è stata negativa. L'idea di avere un
Padre forte giusto e benevolo che si prendesse cura di noi o di riuscire
a dare una spiegazione, anche fallace, al mondo che ci circonda, è
riusita a preservare l'essere umano nel tempo e a sorreggerlo in quel
periodo in cui era ancora troppo debole per cavarsela da solo.
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