L’esistenza
Per Kierkegaard l’esistenza è
lo specifico modo d’essere dell’uomo nel mondo, questo modo è definito da
alcuni concetti: quello di singolo, di possibilità, di scelta, d’angoscia, di
disperazione e di fede.
Il singolo
“la verità è verità solo
quando è verità per me”. Kierkegaard intuisce che la verità non è l’oggetto del
pensiero ma il processo con cui l’uomo se ne appropria, la fa sua e la vive:
l’appropriazione della verità è la verità. Alla riflessione oggettiva di Hegel,
Kierkegaard contrappone una riflessione soggettiva, connessa con l’esistenza:
la riflessione nella quale ogni singolo uomo è direttamente coinvolto quanto al
suo stesso destino, in cui il singolo è superiore al genere umano.
La possibilità
Secondo Kierkegaard
l’esistenza è un insieme di possibilità che pongono l’uomo di fronte ad una
scelta e che implicano una componente ineliminabile di rischio, ne mette quindi
in luce l’aspetto negativo e paralizzante (figura del discepolo dell’angoscia
che sente in sé le terribili possibilità che l’esistenza prospetta).
La scelta
Per Kierkegaard esistere
significa scegliere: la scelta non è una semplice manifestazione della
personalità, ma costituisce o forma la personalità stessa per cui l’individuo
non è quel che è, ma ciò che sceglie di essere (perfino la rinuncia alla scelta
è una scelta)
L’angoscia
L’angoscia è la condizione
esistenziale generata dalla libertà e dalle infinite possibilità negative che
incombono sulla vita e sulla personalità dell’uomo e può essere provata
soltanto da chi ha “spirito”, Kierkegaard la considera infatti un sentimento
tipicamente umano( è strettamente legata al peccato e ha portato al peccato
originale). L’unico modo per contrastare l’angoscia è la fede religiosa.
La disperazione
Mentre l’angoscia si
riferisce al rapporto dell’uomo col mondo, la disperazione si riferisce al
rapporto dell’uomo con se stesso, per cui è strettamente legato alla natura
dell’io. Difatti l’io può volere o non volere essere se stesso in entrambi i
casi abbiamo la disperazione: una malattia mortale che porta a vivere la morte
dell’io, cioè la negazione del tentativo umano di rendersi autosufficienti o di
evadere da sé. L’unica terapia è la fede, ossia quella condizione in cui l’io
pur volendo essere se stesso non si illude della sua autosufficienza, ma
riconosce la su a dipendenza da Dio.
La fede
La fede è un rapporto privato
tra l’uomo e Dio, il dominio della solitudine. È la certezza angosciosa,
l’angoscia che si rende certa di sé e di un nascosto rapporto con Dio. L’uomo è
posto di fronte ad un bivio: credere o non credere. Da un lato è lui che deve
scegliere, dall’altro ogni sua iniziativa è esclusa perché Dio è tutto e da lui
deriva anche la fede. Kierkegaard vede rivelata dal cristianesimo la sostanza
stessa dell’esistenza.
Stadi dell’esistenza
Gli stadi dell’esistenza sono
i modi fondamentali di vivere e di concepire l’esistenza, ne esistono tre: lo
stadio estetico, lo stadio etico e lo stadio religioso.
Lo stadio estetico
Lo stadio estetico è la forma
di vita in cui l’uomo rifiuta ogni vincolo o impegno continuato e cerca
l’attimo fuggente della propria realizzazione, vivendo all’insegna della novità
e dell’avventura. Emblematica è la figura del Don Giovanni che si propone di
fare della sua vita un opera d’arte. Tuttavia al di là della sua apparenza
gioiosa, la vita estetica è condannata alla dispersione, alla noia e al
fallimento esistenziale. L’esteta sceglie infatti di non scegliere(non fa
scelte impegnative) e finisce per rinunciare a una propria identità, avvertendo
così la disperazione per il vuoto della propria esistenza.
Lo stadio etico
Lo stadio etico è il momento
n cui l’uomo, scegliendo di scegliere, si impegna in un compito. La vita
estetica si fonda sulla continuità e sulla scelta ripetuta che l’individuo fa
di sé stesso e del proprio compito. Nella vita etica(simboleggiata dallo stato
matrimoniale) l’individuo sceglie di sottoporsi a una forma o a un modello
universale di comportamento che implica, al posto del desiderio
dell’eccezionalità, la scelta della normalità. Anche questa forma di vita è destinata
a fallire: l’uomo etico non può fare a meno di riconoscere la propria
finitudine peccaminosa e quindi di pentirsi, inoltre l’individuo non riesce a
trovare sé stesso.
Lo stadio religioso
Lo stadio religioso è lo
stadio della fede, intesa come “rapporto assoluto con l’Assoluto”, ossia lo
stadio in cui l’individuo, andando al di là della vita estetica, si apre
totalmente a Dio, riuscendo a vincere (non completamente) l’angoscia e la
disperazione che lo costituiscono come uomo (figura di Abramo). Lo stadio
religioso costituisce la dimensione dello scandalo e del paradosso.
Attimo
Secondo Kierkegaard la fede a
il carattere di attimo in quanto implica una subitanea inserzione dell’eternità
nel tempo, ossia una improvvisa discesa della verità divina nell’uomo.
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