lunedì 29 aprile 2013

BERGSON(1859-1941)




Lo spiritualismo
Lo spiritualismo è una corrente filosofica che si pone come compito la descrizione e la spiegazione dei dati della coscienza oggetto d’indagine è l’interiorità dell’uomo) e che insiste sul primato dello spirito rispetto alla materia.

La durata reale
Bergson fa una distinzione tra il tempo della vita e il tempo della scienza. Il tempo della scienza è fatto di istanti differenti solo quantitativamente, mentre quello della vita si differenziano anche qualitativamente (breve lasso di tempo può sembrare un eternità); è reversibile(un esperimento può essere ripetuto un numero infinito di volte), mentre il tempo della psiche è fatto di momenti irripetibili; infine il tempo della fisica è fatto di momenti distinti l’uno dall’altro, mentre il tempo dell’esistenza è costituita da momenti che si compenetrano e si sommano tra loro. In conclusione: il tempo fisico è astratto, esteriore e spazializzato (quantitativo e omogeneo, reversibile, discontinuo), mentre il tempo della vita è concreto, interiore e si identifica con la durata del reale (qualitativo ed eterogeneo, irreversibile, continuo).
La memoria, il ricordo e la percezione
Secondo Bergson la memoria pura è la coscienza stessa e si identifica con il nostro passato; il ricordo- immagine è la materializzazione operata dal nostro cervello di un evento passato e avviene soltanto in caso il ricordo ci serva all’azione e viene scelto dalla percezione che agisce come filtro selettivo dei dati.

Lo slancio vitale
Lo slancio vitale è la coscienza stessa intesa come durata reale, cioè intesa come una grande corrente(libera e imprevedibile) che penetra la materia( che è pura necessità), la domina e introduce in essa l’istinto e l’intelligenza.

L’istinto
L’istinto è per Bergson la facoltà di costruire e organizzare strumenti organizzati(organi corporei).

L’intelligenza
L’intelligenza la definisce come la facoltà di fabbricare strumenti artificiali ed è la prerogativa specifica dell’uomo che, prima di essere homo sapiens è homo faber. L’intelligenza si trova a proprio agio solo con la materia inorganica, solida tuttavia non si separa mai definitivamente dall’istinto, rimanendone legata grazie all’intuizione.

L’intuizione
L’intuizione è un ritorno consapevole dell’intelligenza all’istinto, il rapporto immediato o diretto con la realtà assoluta , ossia con la durata della coscienza o con lo slancio creativo della vita. L’intuizione è quindi un istinto divenuto disinteressato, consapevole di se stesso, capace di riflettere sul suo oggetto e di estenderlo indefinitamente. Un esempio dimostrato dall’uomo è quello dell’intuizione estetica che dà luogo all’arte (è diretta soltanto ad una realtà particolare), mentre la metafisica ha come oggetto la vita in generale (la sua ricerca sarà propriamente filosofica e costituirà l’organo adatto per la comprensione della vita).

Società chiuse o aperte
Le società chiuse sono le società statiche , nelle quali l’individuo agisce unicamente come parte del tutto e quindi con un margine ridotto di libertà e iniziativa, dove domina la morale dell’obbligazione( fondata su abitudini e  modi di vita che garantiscono la solidità del gruppo). Le società aperte sono dinamiche, nelle quali continua lo sforzo creativo della vita dove domina la morale assoluta (che guarda non ad un gruppo determinato ma all’umanità intera).

Religione statica e dinamica
La religione statica è quella che si fonda sulla funzione fabulatrice e mitopoietica(creatrice di miti), ossia quella che tenta di fungere da riparo o salvezza nei confronti dei pericoli della vita. La religione dinamica è quella che si basa sul misticismo e che si inserisce nello slancio creativo della vita , in vista di un «amore universale e attivo». L'amore si configura infatti come l'energia creatrice più alta, come il traguardo stesso dell'universo, concepito come macchina destinata a generare delle divinità.


giovedì 11 aprile 2013

FUERBACH (1804-1866)



Rovesciamento dei rapporti di predicazione
Per rovesciamento dei metodi di predicazione si intende quel metodo utilizzato da Feuerbach nella sua battaglia contro la mentalità idealistico-religiosa, mossa dall’esigenza di cogliere l’uomo e la realtà nella loro concretezza. Metodo che consiste nel ri-capovolgere ciò che l’idealismo aveva capovolto, ossia riconoscere ciò che è veramente soggetto (concreto) e ciò che è realmente predicato (astratto). “il vero rapporto tra pensiero ed essere non può essere che questo: l’essere è il soggetto, il pensiero è il predicato. Il pensiero dunque deriva dall’essere, ma non l’essere dal pensiero”.

Dio
Dio è secondo Feuerbach l’essenza oggettiva del soggetto, ossia l’immagine riflessa o la proiezione illusoria di qualità umane. Per quanto riguarda l’origine dell’idea di Dio varia spesso opinione: ne ha trovato la genesi nella distinzione tra individuo e specie, opposizione tra volere e potere o nel sentimento di dipendenza che l’uomo prova nei confronti della natura. In ogni caso la religione ha una radice antropologica.

Antropologia capovolta
Feuerbach concepisce la religione come la prima “autocoscienza dell’uomo”. Infatti ritiene che Dio sia l’intimo rivelato, l’essenza dell’uomo espressa e che quindi si possa conoscere un uomo in base  al suo Dio. Da qui una riduzione in chiave antropologica  (studio dell’uomo)di tutti i dogmi della teologia (esempi per quanto riguarda il cristianesimo: mistero dell’incarnazione-farsi uomo di Dio- metafora uomo riconosciuto come Dio, Trinità metafora della vita sociale-comunione tra io e tu).

Alienazione
Il termine alienazione (presente anche in Hegel e Marx) indica l’elemento patologico insito nell’oggettivazione religiosa descritta da Feuerbach, ovvero quello stato in cui l’uomo scindendosi proietta fuori di sé una potenza superiore(dio) alla quale si sottomette e si fa oggetto. L’alienazione è quindi collegata al fatto che quanto più l’uomo pone in Dio, tanto più toglie a sé stesso. La presa di coscienza di questo fenomeno , in quanto di stato di scissione e di dipendenza, genera per Feuerbach la necessità dell’ateismo. L’amore per l’uomo costituisce uno degli aspetti più caratteristici dell’ateismo di Feuerbach che si ripropone di sostituire l’amore per Dio con l’amore per l’uomo.

Filosofia dell’avvenire e l’umanismo naturalistico
La filosofia dell’avvenire è la nuova filosofia proposta da Feuerbach (in antitesi alla vecchia filosofia teologizzante) che si identifica con una forma di umanismo naturalistico. Quest’ultimo è la formula con cui viene riassunta la parte positiva del pensiero di Feuerbach: umanismo perché fa dell’uomo l’oggetto e lo scopo del discorso filosofico; naturalistico perché fa della natura la realtà ontologica (filosofia che studia l’essere e Dio) primaria da cui tutto dipende, compresi l’uomo e i suoi bisogni.

Essenza sociale dell’uomo
L’essenza sociale dell’uomo di cui parla Feuerbach deriva dal fatto che l’io non può stare senza il tu, in quanto l’uomo ha costitutivamente bisogno dei propri simili (non solo al livello biologico-maschio e femmina- ma anche in tutti gli aspetti della vita).

martedì 2 aprile 2013

KIERKEGAARD (1813-1855)



L’esistenza
Per Kierkegaard l’esistenza è lo specifico modo d’essere dell’uomo nel mondo, questo modo è definito da alcuni concetti: quello di singolo, di possibilità, di scelta, d’angoscia, di disperazione e di fede.

Il singolo
“la verità è verità solo quando è verità per me”. Kierkegaard intuisce che la verità non è l’oggetto del pensiero ma il processo con cui l’uomo se ne appropria, la fa sua e la vive: l’appropriazione della verità è la verità. Alla riflessione oggettiva di Hegel, Kierkegaard contrappone una riflessione soggettiva, connessa con l’esistenza: la riflessione nella quale ogni singolo uomo è direttamente coinvolto quanto al suo stesso destino, in cui il singolo è superiore al genere umano.

La possibilità
Secondo Kierkegaard l’esistenza è un insieme di possibilità che pongono l’uomo di fronte ad una scelta e che implicano una componente ineliminabile di rischio, ne mette quindi in luce l’aspetto negativo e paralizzante (figura del discepolo dell’angoscia che sente in sé le terribili possibilità che l’esistenza prospetta).

La scelta
Per Kierkegaard esistere significa scegliere: la scelta non è una semplice manifestazione della personalità, ma costituisce o forma la personalità stessa per cui l’individuo non è quel che è, ma ciò che sceglie di essere (perfino la rinuncia alla scelta è una scelta)

L’angoscia
L’angoscia è la condizione esistenziale generata dalla libertà e dalle infinite possibilità negative che incombono sulla vita e sulla personalità dell’uomo e può essere provata soltanto da chi ha “spirito”, Kierkegaard la considera infatti un sentimento tipicamente umano( è strettamente legata al peccato e ha portato al peccato originale). L’unico modo per contrastare l’angoscia è la fede religiosa.

La disperazione
Mentre l’angoscia si riferisce al rapporto dell’uomo col mondo, la disperazione si riferisce al rapporto dell’uomo con se stesso, per cui è strettamente legato alla natura dell’io. Difatti l’io può volere o non volere essere se stesso in entrambi i casi abbiamo la disperazione: una malattia mortale che porta a vivere la morte dell’io, cioè la negazione del tentativo umano di rendersi autosufficienti o di evadere da sé. L’unica terapia è la fede, ossia quella condizione in cui l’io pur volendo essere se stesso non si illude della sua autosufficienza, ma riconosce la su a dipendenza da Dio.

La fede
La fede è un rapporto privato tra l’uomo e Dio, il dominio della solitudine. È la certezza angosciosa, l’angoscia che si rende certa di sé e di un nascosto rapporto con Dio. L’uomo è posto di fronte ad un bivio: credere o non credere. Da un lato è lui che deve scegliere, dall’altro ogni sua iniziativa è esclusa perché Dio è tutto e da lui deriva anche la fede. Kierkegaard vede rivelata dal cristianesimo la sostanza stessa dell’esistenza.

Stadi dell’esistenza
Gli stadi dell’esistenza sono i modi fondamentali di vivere e di concepire l’esistenza, ne esistono tre: lo stadio estetico, lo stadio etico e lo stadio religioso.

Lo stadio estetico
Lo stadio estetico è la forma di vita in cui l’uomo rifiuta ogni vincolo o impegno continuato e cerca l’attimo fuggente della propria realizzazione, vivendo all’insegna della novità e dell’avventura. Emblematica è la figura del Don Giovanni che si propone di fare della sua vita un opera d’arte. Tuttavia al di là della sua apparenza gioiosa, la vita estetica è condannata alla dispersione, alla noia e al fallimento esistenziale. L’esteta sceglie infatti di non scegliere(non fa scelte impegnative) e finisce per rinunciare a una propria identità, avvertendo così la disperazione per il vuoto della propria esistenza.

Lo stadio etico
Lo stadio etico è il momento n cui l’uomo, scegliendo di scegliere, si impegna in un compito. La vita estetica si fonda sulla continuità e sulla scelta ripetuta che l’individuo fa di sé stesso e del proprio compito. Nella vita etica(simboleggiata dallo stato matrimoniale) l’individuo sceglie di sottoporsi a una forma o a un modello universale di comportamento che implica, al posto del desiderio dell’eccezionalità, la scelta della normalità. Anche questa forma di vita è destinata a fallire: l’uomo etico non può fare a meno di riconoscere la propria finitudine peccaminosa e quindi di pentirsi, inoltre l’individuo non riesce a trovare sé stesso.

Lo stadio religioso
Lo stadio religioso è lo stadio della fede, intesa come “rapporto assoluto con l’Assoluto”, ossia lo stadio in cui l’individuo, andando al di là della vita estetica, si apre totalmente a Dio, riuscendo a vincere (non completamente) l’angoscia e la disperazione che lo costituiscono come uomo (figura di Abramo). Lo stadio religioso costituisce la dimensione dello scandalo e del paradosso.

Attimo
Secondo Kierkegaard la fede a il carattere di attimo in quanto implica una subitanea inserzione dell’eternità nel tempo, ossia una improvvisa discesa della verità divina nell’uomo.